LEONARDO ANDREOTTI INTERVISTA ESCLUSIVA - Nella giornata di oggi, 1 settembre 2023, all'hotel Hilton Rome Eur La Lama, è stata presentata la conferenza "Il calcio non giocato. Gli agenti, gli avvocati e i direttori sportivi nel calcio moderno". Molti gli ospiti presenti che hanno parlato fra cui Leonardo Andreotti, arbitro al TAS di Losanna, il Tribunale Arbitrale dello Sport. Avvicinato dal nostro inviato ha accettato, molto gentilmente, di concedere un'intervista in esclusiva ad Atalantalive.it.
Il movimento calcistico è ormai diventato un’industria, un sistema, in cui confluiscono tutte le Federazioni Nazionali. Noi cerchiamo di operare a livello internazionale e certe regole funzionano in Italia, in Brasile come in Messico, però con altre è molto più difficile. Questa è una delle sfide più interessanti per la FIFA, perché ci sono differenze importanti fra i paesi.
Esatto. Ogni anno si vedono sempre più interventi, legittimi, da parte dello Stato, o degli Stati in generale, nell’ambito sportivo che è dotato di un’autonomia giuridica naturale. I casi sono molti ma, solitamente, il Tribunale di Giustizia Europeo è sempre molto refrattario nell’intervenire nello Sport.
Nel caso del 2006 chiamato Meca-Medina, però, pur sostenendo la natura prettamente sportiva del caso, ne ha riconosciuto la portata economica senza però definirne i dettagli. Se c’è un impatto economico diventa una questione Nazionale (o europea), quindi lo Stato può intervenire.
Questo è l’obiettivo che la FIFA deve porsi, la regolamentazione, anche attraverso le riforme iniziate nel 2016. Personalmente ritengo che il regolamentare sia una vera e propria arte, complicata e raffinata, dove servono competenze tecniche, pazienza, strumenti soprattutto legati alla good governance. La globalizzazione del sistema calcio è una caratteristica e la sfida principale.
Per un avvocato sportivo è un mondo molto stimolante ed in continua evoluzione. Troviamo statuti sociali delle Federazioni, regolamentazioni disciplinari, sui contratti, sull’integrità dello sport.
Proprio così. Personalmente credo che lo Sport sia lo specchio della società. Il concetto di good governance che citavo prima è la conseguenza dei maggiori introiti nel mondo del calcio. Ma la tua è un’ottima osservazione a cui tengo molto.
Il rapporto fra pubblico e privato è un argomento ineludibile dal quale non possiamo sottrarci se vogliamo parlare di sostenibilità in questa realtà. Dobbiamo trovare un modo per farli coesistere. So che è difficilissimo, ma credo che si possa raggiungere anche grazie ad alcune soluzioni che già esistono.
Per esempio, il dialogo sociale, il dialogo istituzionale, la concertazione sociale, tutti elementi che concorrono, soprattutto nell’area economico-lavorativa, a portare una maggiore consapevolezza delle necessità che il nostro tempo ci impone.
Bisogna salvaguardare il pluralismo giuridico. Lo Stato è il luogo dal quale proviene il diritto, ma ciò non esclude che non possiamo avere un sistema giuridico che fa le proprie regole. Ci sono momenti in cui queste entità si attraggono e coesistono, generando profitto per entrambi.
Per garantire la sostenibilità di questo pluralismo giuridico è importante capire che le regole di un sistema specifico non perseguitano solo il proprio profitto, isolate dal resto del mondo, slegate dal contesto in cui si trovano, ma rimandano ad un concetto più grande di società. Infatti, esse si fanno anche carico delle tematiche sociali quali la questione di genere, la sostenibilità ambientale, la lotta al razzismo.
Oggi non parliamo solo di un sistema sportivo, bensì di sistema sportivo-economico, questo è importante ricordarlo sempre.