BERGAMO GIRO ITALIA NORMA GIMONDI- Il Giro d'Italia 2023 ha omaggiato Bergamo con l'arrivo della quindicesima tappa della storica corsa rosa. Partita da Seregno, in Brianza, la carovana è giunta a Bergamo dopo un percorso faticoso, tra i luoghi di due mostri sacri dello sport: Felice Gimondi e Giacinto Santambrogio. Ecco le parole di Norma Gimondi rilasciate al magazine EsportMag, intervistata da Martino Cardani.
Bergamasco DOC, Felice Gimondi è nato a Sedrina il 29 settembre 1942.
La sua carriera parla da sé: 139 vittorie da professionista, forte in salita, a cronometro, in volta. Fortissimo nelle corse a tappe quanto nelle corsa in linea, Felice Gimondi è uno dei sette corridori ad aver vinto tutte e tre le grandi corse a tappe: Giro d'Italia (1967-1969-1976), Tour de France (1965) e Vuelta (1968).
Campione del mondo su strada nel 1973, si è aggiudicato anche una Parigi-Roubaix, una Milano-Sanremo e due Giri di Lombardia. Detiene il record di podi al Giro (nove), dove ha vinto 7 tappe.
Eterno rivale del "Cannibale" Eddie Merckx, Felice Gimondi ha saputo conquistare un numero impressionante di vittorie e, soprattutto, l'affetto di tutto il pubblico italiano e internazionale, entrando a pieno diritto nella storia del ciclismo.
Il Giro d'Italia, con il passaggio a Sedrina e l'arrivo a Bergamo, ha omaggiato uno dei più grandi, il cui ricordo è radicato nella cultura della provincia bergamasca, da sempre innamorata del ciclismo.
Felice Gimondi ci ha lasciati il 16 agosto 2019.
La tappa numero 15, partita da Seregno, non può non essere omaggio di un altro importante esponente del ciclismo italiano: Giacinto Santambrogio. Nato proprio a Seregno il 25 aprile 1945 e professionista dal 1969, Santambrogio è stato uno dei gregari più apprezzati di Felice Gimondi, a cui lo legava un rapporto di grande amicizia.
Tre le sue vittorie ricordiamo la Tre Valli Varesine, la Coppa Bernocchi e il Gran Premio di Camaiore, oltre a due tappe al Tour de France e al Giro d'Italia.
Giacinto Santambrogio è deceduto nel 2012, dopo una lunga malattia.
“Lo sport virtuale può essere, per alcuni sport, un interessantissimo strumento di reclutamento: il CIO non ha intenzione di prendere le distanze da questa realtà, ma di salvaguardare i valori del movimento. Le singole federazioni internazionali e nazionali vanno supportate per sviluppare un settore eSportivo al proprio interno: la politica del CIO, a oggi, sembra avversa al riconoscimento di una singola realtà che si occupi specificatamente di eSports, ma sta lavorando per creare un collegamento attraverso le federazioni internazionali tra il mondo degli sport tradizionali e la comunità degli sport simulati”.
“E’ una strada interessante. La giunta del CONI riunitasi a luglio ha affrontato l’argomento, prospettando la possibilità di sfruttare per alcuni sport (in particolare motociclismo e automobilismo) il simulatore per la formazione dei futuri atleti, anche come forma di reclutamento. Ritengo, inoltre, che potrà attrarre l’attenzione degli appassionati, soprattutto quelli più giovani pur mancando, a mio parere, la sensazione della libertà data dall’aria aperta nelle manifestazioni ciclistiche reali”.
“Il mio timore è che il simulatore possa, in qualche modo, privare il corridore di tutte quelle sensazioni che spesso ti aiutano a superare la fatica: certo, simulerà alla perfezione le pendenze e le difficoltà di ciascuna tappa, ma potrebbe non essere in grado di riprodurre il clima, la temperatura e il rischio di una discesa o di un arrivo in volata a ranghi compatti, che catalizzano l’attenzione del corridore. Personalmente ritengo che manchino il contatto con il pubblico sulla strada, con la natura, con la realtà, tutte cose che possono modificare completamente la prestazione di ciascun atleta. Resto comunque molto curiosa per la manifestazione che può essere un importantissimo palliativo in situazioni particolari, come questo periodo di COVID, e che, probabilmente, saprà attrarre il pubblico giovanile e, perché no, investimenti importanti”.
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