RASSEGNA STAMPA INTERVISTE ATALANTA - Alejandro Gomez, ex giocatore dell’Atalanta, ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano La Gazzetta dello Sport. Nelle sue risposte parla anche della Dea, che lasciò improvvisamente un anno fa dopo un litigio con Gasperini. Oggi, il centrocampista del Siviglia, racconta dei suoi progetti per il futuro e di come si sentirebbe ad affrontare i nerazzurri da avversario. Ecco le parole del Papu.
"So che può succedere e, se capita, gioco: è il mio lavoro. Sarei contento perché abbraccerei tanti amici, che non ho salutato quando sono andato via".
"Certo, il saluto non si toglie mai... e poi io rispetto tutti".
"Questo mondo mi piace ma io non voglio morire di calcio. A oggi, dico: non sarò un allenatore. Basta viaggi, alberghi, ritiri. Mi piace di più l’idea di fare il procuratore oppure di andare in tv. Ma sicuramente farò anche l’investitore, l’imprenditore".
"Io cerco progetti che mi rendono vivo e la tecnologia ora è al primo posto dei miei interessi. Le criptovalute e gli NFT (certificati che attestano l’autenticità di un oggetto digitale, ndr) per me sono il futuro: i nostri figli vivranno di questo".
"Ho 33 anni, vorrei arrivare a 37-38. Sempre che io riesca ancora a divertirmi...".
"Certo, voi italiani siete un po’ pazzi ma anche qui non scherzano. Io sono diventato più saggio, di sicuro ho avuto il Covid ed è stata dura. Tornato in campo, avevo le gambe cotte, sentivo che i polmoni non erano a posto: per i primi 3-4 giorni, è stata dura".
"Qui Ancelotti è un genio, vince e non c’è calciatore che ne parli male. Io ho sempre avuto allenatori più aggressivi, tranne Edi Reja che un po’ me lo ricorda. La A invece è bellissima: ha 3-4 squadre che si giocheranno lo scudetto. La Juve no, è molto lontana: non penso rientri".
"Inter o Milan".
"Sarebbe straordinario per la città e la società: una cosa unica per Percassi, Gasperini, tutti. Sarebbe anche meglio del Leicester".
"Senza dubbio. L’Atalanta fa sempre meglio al ritorno che all’andata... e guardate dov’è ora. Se succede e trovo un po’ di spazio nel calendario del Siviglia, vengo in Italia a festeggiare".
"Insigne. Io ho una devozione per lui, l’ho sempre ammirato. Forse il fatto di giocare a Napoli gli ha tolto un po’ di visibilità".
"Il Napoli. Napoli mi è sempre piaciuta per il legame con Diego, per come tratta gli argentini, per quella maglia celeste".
"Conosco Diego dal Sudamericano Under 17 del 2005: io ero il capitano dell’Argentina, lui venne a trovarci. Per me è stato come perdere un familiare e ancora non capisco come sia stato possibile. Come è potuto morire Diego? Come hanno potuto abbandonarlo, poverino? Come hanno fatto morire la persona più famosa al mondo?".